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Ca' Romanino

iconvia Ca’ Castellaro, 7
iconComune di Urbino
icon1967-1968
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Casa Sichirollo al Cavallino

Commissionata a De Carlo da una coppia di amici, Ca’ Romanino è un piccolo gioiello dell’architettura moderna a 7 km dalla Città di Urbino. De Carlo costruisce la casa dentro la collina, scavandola come fecero nel ‘600 per realizzare la preesistente cantina. All’origine del progetto vi è infatti l’acquisto di una vecchia vigna, che la casa rende protagonista inquadrandola dalle grandi vetrate del soggiorno. Oggi è sede della Fondazione Ca’ Romanino.

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Sulla strada che da Urbino scende nella valle del Foglia, fra le frazioni di Cavallino e Schieti, su una delle colline che accompagnano il degradare verso il fiume, sorge un piccolo gioiello dell’architettura moderna: una “casa di delizie”, si potrebbe definirla, dove le delizie sono qui offerte, oltre che dai buoni frutti, anche dagli scambi intellettuali delle persone che l’hanno attraversata, esperita, vissuta.

La casa fu commissionata nel 1967 a Giancarlo De Carlo da Livio Sichirollo e Sonia Morra che avevano comperato il terreno, famoso per il vigneto e il buon vino che si produceva. Il proprietario, tal Romanino da cui il nome del fondo e oggi della casa, lo aveva venduto insieme alla piccola dimora di campagna, un umile abituro con una cantina scavata nell’arenaria.

GDC ripensa completamente la casa, non mantenendo quella originaria, al posto della quale oggi c’è un pergolato e un terrapieno che ha ampliato l’area verde sopra la vigna. Egli segue invece l’idea della cantina, ricavata dentro il colle; questo spazio è probabilmente il primo insediamento risalente al Seicento, quando le popolazioni ripreso possesso di questi luoghi ameni ricavando depositi per la conservazione del cibo, scavati appunto dentro l’arenaria, qui chiamata, anche se erroneamente, tufo.

Quindi la struttura architettonica si sviluppa dentro la collina dalla parte opposta alla cantina seicentesca. La casa sembra prendere vita dalla terra nella quale affonda le sue radici come gli alberi che le stanno attorno e sopra, divenendo un’unica entità con la collina stessa.

La distribuzione degli ambienti è ordinata da una concatenazione di percorsi che a diversi livelli mettono in comunicazione tutti gli spazi, continuano sul tetto e collegano interno ed esterno. Molto simile alla logica che sottende il collegio del Colle, Ca’ Romanino è pensata su un perfetto equilibrio formale fra naturale e costruito, dai dettagli all’ampio affaccio verso la valletta della vigna.

Si arriva all’ingresso principale passando per un corridoio in calcestruzzo a cielo aperto, introdotto dalle linee morbide di due alti muri di pietra, che devia ad angolo retto verso l’entrata. Il percorso si apre a sinistra verso un’aiuola verde declinante, ricca di erbe aromatiche piantate dai proprietari su suggerimento dell’amico Antonio Cederna. In questa casa, infatti, sono passati molti intellettuali, amici di De Carlo e dei Sichirollo. È stata prima di tutto una casa di incontri, di scambi di idee, di costruzione di futuri possibili, davanti a un buon bicchiere di vino e a piatti conviviali.

L’ingresso immette immediatamente nell’ampio spazio su due livelli del soggiorno con il grande e rosso camino e l’ampio affaccio sul paesaggio. Il rosso, dal camino ai corrimani, alle grondaie è il segno distintivo della casa.

Nel costruirla, l’architetto ha tenuto conto dei modi in cui i contadini erigevano le loro: riparata dal vento, esposta al sole, alla vista più bella, e cercando nel brunire del paesaggio un punto di riferimento, la storia con cui dialogare, la Pieve di San Cassino dall’altra parte della vallata. I materiali, tuttavia, sono quelli moderni, calcestruzzo armato intervallato ai mattoni a vista e al cotto dei pavimenti, interruttori di design alternati al legno e al ferro delle scale. Per certi aspetti molto lecourbusiana, la struttura architettonica fonde nelle scelte formali antico e nuovo, tradizione e linguaggio contemporaneo.

Una curiosità: GDC non aveva progettato una vera e propria cucina ma un semplice angolo cottura ricavato nel lato della scala principale che sale alle camere. Sonia Morra, la proprietaria della casa, gli fece allora ripensare il progetto e realizzare una vera cucina. Ne venne fuori quel piccolo e meraviglioso spazio, letteralmente scavato nel colle, alter ego della cantina, con il lucernario all’angolo e la finestrella che si appoggia sul prato e inquadra fili di erba come un acquerello di Durer.

Molti degli arredi sono stati progettati da GDC; le sedie bianche della sala da pranzo, che richiamano le Thonet di Le Courbusier, furono fatte realizzate a un artigiano. Nel soggiorno: sedie e tavolo di Alvar Aalto, il divano è di Afra e Tobia Scarpa per Gavina.

Nel 2013, per volontà della proprietaria Sonia Morra, nasce la Fondazione Ca’ Romanino, con l’obiettivo primario di preservare l’abitazione e diffonderne la storia.

Nome archivioDocumentazioneLink
Materiale di progetto, fondo Giancarlo De Carlo all’Archivio Progetti IUAV:

Modifica stanze quota 1,40 e copertura

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Porta esterna sulla terrazza più alta

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Porte esterne

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