Collegio dell'Aquilone

Il Collegio dell’Aquilone fa parte dei “nuovi collegi”. Posto al centro del complesso, il Collegio funge da giunzione sia con gli altri collegi che con il soprastante convento. Il nucleo dei servizi collettivi è una ampio invaso su si affacciano negozi, aule per seminati, salette per la TV. La sua copertura gradonata rivela la presenza, sul tetto, di un teatro-cinema all’aperto. Per raggiungere gli alloggi, strade interne reinterpretano il tessuto della città storica.

Proprio sotto il convento adibito a foresteria e a sede dell’ufficio tecnico universitario si stende, su una direttrice rettilinea, il Collegio dell’Aquilone. Il nome gli proviene dalla lirica pascoliana che la tradizione vuole legata a questo luogo. Un altro nucleo residenziale (le Serpentine, 152 posti letto), confluito in questo complesso, funge da innesto tra il Colle - riprendendone il ritmo fluttuante - il Tridente e l’Aquilone.
Si accede all’entrata principale attraverso un lungo percorso scalinato a cielo aperto, elemento di giunzione tra l’antico convento e il nuovo edificio. Il Collegio ascende in orizzontale, seguendo l’inclinazione naturale del terreno. Nel corpo di fabbrica centrale sono stati inseriti tutti i servizi collettivi (bar, portineria, salette per la TV, negozi, aule per seminari), un auditorium per la musica (trasformato in sala comune e poi definitivamente chiuso perché non più agibile), uno spazio teatrale (oggi palestra) e un piccolo cinema all’aperto.
Il Collegio, collocato proprio sotto l’asse del convento, ne riprende in parte lo stesso impianto, instaurando in questo modo un evidente rapporto tra il moderno e l’antico. A differenza però del ruolo assunto da un monastero, di chiusura rispetto al mondo secolare, l’Aquilone è stato progettato per essere il centro delle attività culturali e in generale sociali. Non a caso, lo spazio sotto il tetto-teatro-cinema (quest’ultimo distinguibile anche dall’alto della scala che conduce all’entrata), avrebbe dovuto ospitare dei negozi, accessibili non solo agli studenti ma anche alla popolazione urbinate. Tale invaso presenta un’ampia scalinata le cui ali riecheggiano i gradoni dello spazio cinema all’aperto installato sopra. Esso è caratterizzato da un lucernario che lo illumina a più livelli, da lunghe colonne che sostengono i piani e da una pioggia di grandi lampadari in alluminio, in perfetta armonia con gli elementi circostanti.
Per l’illuminazione degli spazi interni Giancarlo De Carlo e Susanne Wettstein fanno prove su prove per decidere la soluzione ottimale. I disegni della Wettstein vengono sottoposti al progettista nelle possibili versioni; De Carlo corregge, valuta, ci ripensa prima di raggiungere la decisione finale. Così ogni spazio è disegnato nel dettaglio, niente è lì per caso e il risultato di incondizionata familiarità dà la percezione di un luogo nato da una perfetta congiuntura, come nasce un albero o come si forma una collina, in maniera naturale.
Dalla quota dell’invaso si raggiungono le due ali laterali in cui sono sistemati gli alloggi (128 stanze a due letti), con servizi indipendenti e una piccola cucina. Anche questo nucleo è fornito di strade interne che raggiungono le residenze e in cui sono ricavati numerosi spazi di soggiorno. Le residenze che riprendono il modello delle camere del monastero confluiscono nel Collegio della Vela.





