Collegio del Colle

Il Collegio del Colle, una delle opere più note e apprezzate di De Carlo, è stato pubblicato in numerose riviste internazionali. Ciò anche perché dette forma alle questioni sollevate dal Team X. Si tratta del primo intervento per residenza universitaria sul Colle dei Cappuccini, a breve distanza dal centro storico. Realizzato “in forma di città”, si compone di un nucleo centrale di servizi e di una ramificazione di alloggi con 150 posti letto.

Il primo intervento di questo tipo è il Collegio del Colle, una delle opere più note dell’architetto. Realizzato sul Colle dei Cappuccini, a sud-ovest del centro storico presso un antico convento, il progetto assicura subito a De Carlo una notorietà internazionale; in particolare perché considerato una sorprendente soluzione alle questioni sollevate dal Team X.
Per De Carlo la realizzazione del Collegio rappresenta l’opportunità di progettare, per la prima volta, un insieme abitativo multiforme e di una certa dimensione. Collocato all’estremo opposto del convento, l’organismo è concepito secondo lo schema a grappolo - seguendo il tema del Team X edificio-come-tessuto. Esso è formato da due parti principali: il nucleo dei servizi e delle aree collettive, perno dell’intera composizione, intorno al quale si sviluppa emisfericamente il nucleo degli alloggi, in grado di ospitare 150 studenti in camere individuali. Il nucleo delle aree in comune è costituito dalla roteazione di tre blocchi cilindrici intorno ad un volume centrale che, su diversi livelli, accoglie la sala da pranzo, di soggiorno, di lettura e gli altri servizi collettivi.
Il cilindro più alto, alla destra dell’entrata principale (quarto livello), contiene la sala per conferenze. Esso si caratterizza esternamente per il tetto rivestito di rame. La sala è un emiciclo di modeste dimensioni che segue la composizione cilindrica della facciata esterna. All’interno della sala, come all’esterno, si mantengono i mattoni delle pareti e il cemento nel sistema di copertura. Lo spazio è costruito a tutti gli effetti come un piccolo anfiteatro e il doppio sistema dei lucernari lo rende quasi luogo ipetrale. La luce che entra soffusa dall’alto e i colori tenui della sala, conferiscono allo spazio una particolare intimità. L’elaborato sistema di copertura visibile dall’esterno, la sua collocazione al livello più alto e quindi dominante il resto della struttura, fa sì che, all’interno di tutto il complesso, questo spazio si faccia riconoscere e si distingua dal resto delle aree destinate ad altre attività.
Il nucleo degli alloggi si articola in un sistema di ramificazioni che accompagna le curve di livello; ogni cellula architettonica è progettata per ospitare, sui due piani di cui è composta, due camere ognuna con entrata indipendente.
I due nuclei (quello privato e quello collettivo) sono collegati tra loro da percorsi che dalle grandi terrazze dell’edificio centrale si snodano in rampe e scale, tagliando le curve naturali del colle. L’insieme dei tre cilindri si mostra fortemente ieratico nelle linee perfette e nel trattamento dei materiali (per esempio l’uso del cemento a vista insieme al laterizio), ma nel gioco mirabile dei volumi che si incorporano alla luce stabilisce un perfetto equilibrio con la natura circostante. Infatti alla base di questa progettazione è lo studio del rapporto uomo-architettura-paesaggio; lo stesso cemento non viene intonacato poiché la cassaforma (l’intelaiatura provvisoria nella quale fanno presa i getti in cemento armato) se accuratamente disegnata, come afferma lo stesso autore, «gli lascia segni che umanizzano la sua superficie».
I Collegi nascono con lo scopo di creare un organismo in grado di stimolare la vita comunitaria pur preservando la totale intimità e autonomia di ogni studente. Ciò viene messo in rilievo dall’aspetto morfologico dei due nuclei: circolare l’uno, trapezoidale l’altro. Nel 1962 Aldo Van Eyck, uno dei componenti del Team X, scrisse un articolo sulla rivista «Forum», in cui veniva sottolineato il valore archetipico delle figure circolari in quanto simboli di luoghi di raccolta e collettivi. Trattando l’argomento anche da un punto di vista antropologico individuava che i riti e le danze aborigene si svolgono seguendo una configurazione circolare o semicircolare. Uno di questi esempi pubblicati da Van Eyck rivela una manifesta somiglianza con l’ordito del Collegio del Colle.






