Collegio della Vela

Il Collegio della Vela, che fa parte dei “nuovi collegi”, è situato nella parte più alta del colle. Più compatto rispetto agli altri collegi, è caratterizzato da gradonate coperte da giardini pensili, su cui si affacciano gli alloggi. I servizi collettivi sono distribuiti in tutti i piani e comprendono sale per TV e musica e una mensa mai attivata. Nella parte più alta vi è un ampio teatro per 300 persone, dalla cui forma il Collegio prende il nome, dagli evidenti echi aaltiani.

Quest’ultimo Collegio è situato nella zona meridionale più alta del colle. È costruito anch’esso su vari livelli con una concatenazione delle unità abitative che scende verso valle: ciò fa sì che ogni stanza si apra su ampi giardini pensili. L’entrata principale del Collegio è in corrispondenza del cilindro di muratura in cui è inserita la rampa di servizio del teatro, quasi una reminiscenza martiniana. Dall’alto verso il basso sono disposti: la portineria, la sala per spettacoli, un guardaroba, un angolo-bar, un ristorante (mai messo in funzione), alcuni spazi utilizzati per le audizioni musicali, altri ancora come luoghi di studio e di soggiorno. L’organismo si compone anche di camminamenti esterni e di giardini da cui si può contemplare, immersi nella quiete e nel verde, lo scenario naturale circostante.
Da ogni livello si accede ai percorsi interni che alimentano gli alloggi; come nel resto dei Collegi, le strade interne presentano degli spazi comuni di soggiorno. Le residenze, dal piano dell’ingresso, vengono distribuite in una sequenza di 33 camere, ognuna delle quali composta di due posti-letto, cucine e servizi igienici.
Al livello più alto si trova il teatro la cui configurazione dà il nome a tutto il complesso. La sala viene utilizzata per spettacoli e congressi e può contenere fino a 300 persone. Oltre che per l’originale forma, il teatro si distingue per la complessa copertura a lucernari; in questo modo la luce naturale assume un ruolo primario entrando direttamente dall’alto e creando suggestivi contrasti luministici. La struttura rievoca nel rapporto tra spazio costruito e ambiente naturale, nella luce e nel volume compatto la Cappella di Notre Dame du Haut: quella più plastica, questa invece libera nella pura forma geometrica. Ma la forma del teatro ricorda anche altri lavori di Le Corbusier, non ultimo il Parlamento di Chandigarh (1953): le sue geometrie, disposte sul tetto, simili alla vela decarliana, si oppongono come in Urbino alle linee morbide del paesaggio di montagna. È difficile sapere quanto l’opera lecorbusiana abbia ispirato la realizzazione dei Collegi; certo è questo passo su Chandigarh, scritto da De Carlo nel 1971 nel suo giornale di viaggio: «Il più delicato dei tre edifici è il Par-lamento, che è tutto “scolpito” dentro e fuori, con vigore ma anche con delicatezza. Le grandi aule e le gallerie sono in rovina perché tutti i materiali di finitura vanno a pezzi (forse erano estranei al gusto, raffinatissimo, degli indiani) ma lo spazio è magico: scansa i pilastri sottili, che sembrano distribuiti con grazia a caso, e passa da un volume all’altro cambiando colore, secondo come prende la luce dal grande lucernario».

