La Rampa

Il recupero della Rampa “a lumaca” di Francesco di Giorgio Martini, sul finire degli anni ‘70, è un tassello fondamentale dell’Operazione Mercatale. La preziosa infrastruttura, che collega il Piazzale del Mercatale con la base del Palazzo Ducale e con Corso Garibaldi, era stata riempita di detriti nell’800 per fungere da base nella costruzione soprastante Teatro. De Carlo ne recupera la funzionalità e la reinserisce nel tessuto cittadino.

Il recupero dell’imponente torrione che si affaccia sulla piazza è il perno di tutta l’operazione Mercatale. Costruito da Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) e descritto dettagliatamente, insieme alle stalle (Orto dell’Abbondanza), nel secondo dei suoi trattati, il bastione nasconde al suo interno la splendida scala a lumaca. La Rampa era stata concepita per permettere al duca di salire a cavallo fino ai piedi del palazzo e nel frattempo controllare, senza che nessuno lo vedesse, il lavoro degli stallieri nei locali adiacenti. Per contrastare un imminente attacco bellico essa era fornita di alcune bocche da fuoco attraverso le quali venivano controllate le diverse zone di accesso al Mercatale.
Continuò ad essere utilizzata anche nei secoli successivi; alcuni dipinti del ’700 ritraggono le stalle ancora con le coperture e il torrione con la lanterna. Nell’800, con l’edificazione del teatro lirico, si cancella ogni memoria della sua presenza; infatti il torrione, riempito di detriti, venne impiegato come base del teatro stesso. In una intervista rilasciata da De Carlo nel 1978 c’è un passaggio, sulla riscoperta della Rampa, che merita di essere riportato: «È capitato a me di riscoprirla quasi per caso, un giorno che mi trovavo da un falegname nella sua bottega ficcata tra la sottostruttura del teatro. C’era una botola nel pavimento, gli ho chiesto di aprirla e così mi è apparso l’arrivo della lumaca malamente troncata. Allora sono andato al piede del torrione dove era il laboratorio di un fabbro incastrato nelle brecce della muratura: spostando cumuli di ferraglia sono arrivato dove la lumaca partiva. Cosicché ho cercato conferme nei trattati di Francesco di Giorgio e ho trovato la descrizione del torrione»8. Il progetto di recupero si è proposto di reinserire, nel circuito cittadino, la scala elicoidale preservando anche la struttura del teatro in quanto figura fortemente simbolica per la città.
La morfologia ingegneristica della Rampa influenzerà fortemente le scale di De Carlo (per esempio le scale a chiocciola del Magistero o dei Collegi). L’autore la descrive metaforicamente con l’immagine del fiore di loto: le volte si liberano dal tronco come nel fiore, trasformando così l’ambiente in un luogo intimo e familiare. La pavimentazione viene totalmente ridisegnata: in lavato di cemento con linee di pietra chiara, erompe nelle sale d’arrivo in cerchi concentrici ottenuti con i giunti tra i getti. Il bianco architrave come un arcoscenico delimita lo spazio in cui emerge la scala elicoidale e apre alla sequenza delle sale voltate. Dietro, la balaustra (bianca) segue le rotondità dell’appendice della scala martiniana. Tali elementi, uniti al contrasto che si crea tra luce e ombra, rendono il vano estremamente scenografico. Questi ambienti furono probabilmente concepiti dall’architetto neoclassico Vincenzo Ghinelli (1792-1871), il quale modificò lo spazio martiniano realizzando le volte a tutto sesto in mattoni quali sostegno al nuovo teatro, esattamente sotto il piano della platea. Con l’intervento decarliano vengono eliminate le volte che poggiavano sopra la scala elicoidale bloccandone l’arrivo.
Aprire un collegamento tra la Rampa e il piano del soprastante corso Garibaldi, dovendo inevitabilmente attraversare questi locali, è risultato l’aspetto più complesso dell’intervento. Dopo aver rielaborato l’articolazione volumetrica delle sottostrutture a volta, è stata inserita una scala che, passando sotto l’atrio del teatro, emerge nel porticato del corso. È stato progettato anche un altro percorso: una seconda scala in linea con le sale voltate conduce direttamente sotto la facciata del Palazzo Ducale; verrebbero così ripristinati l’entrata al teatro dal coperto di corso Garibaldi e il cosiddetto volto delle carrozze, la piazzetta ad esedra davanti al teatro.
Infine, il volume aggiunto lateralmente al bastione dallo stesso Ghinelli per la sistemazione dei camerini e dei servizi di scena è stato completamente modificato, guadagnando lo spazio per due ascensori idraulici e permettendo in tal modo un collegamento più rapido tra il piano del Mercatale e quello del corso.
L’inserimento di un’architettura qual è la Rampa, in un circuito urbano, acquista un valore tanto più rappresentativo nel momento in cui, da spazio destinato ad uso strettamente personale - «[...]scala a lumaca [...] solo per lo segnore reservata [...]» -, si converte in organismo pubblico. Ma, se da un lato la Rampa diviene un percorso cittadino benevolmente accettato dalla popolazione, dall’altro viene impiegata anche per attività culturali, adempiendo al ruolo di sostegno del teatro non solo strutturalmente. D’altronde è lo stesso De Carlo a ritenere che la Rampa sia un grande spazio teatrale in cui la rappresentazione ha inizio ogni qualvolta la si percorra.





