Collegi

La profonda relazione instaurata con l’Ateneo urbinate - che come committenza sarà presente lungo tutta l’attività artistica dell’architetto - porta De Carlo ad approfondire i temi legati all’università e a sperimentare nuove soluzioni. D’altra parte l’autore si è sempre dimostrato vicino al mondo universitario. Nel 1968 scrive un testo intitolato La piramide rovesciata con il quale denuncia le contraddizioni interne alla struttura accademica (appunto la piramide). Tale libretto, oltre ad offrire un resoconto delle proteste studentesche che stavano infiammando gli atenei italiani, rappresenta uno dei pochi tentativi teorici di interpretazione della crisi universitaria allora in atto.

Da un punto di vista pragmatico, De Carlo propone, con perseveranza, il principio di università-territorio. Egli ritiene che gli atenei, e in generale tutti gli istituti scolastici, debbano aprirsi alle istanze della città: «Il nuovo modello deve dar luogo ad un organismo aperto e diffuso; [...] un organismo capace di favorire un processo sensibile alle variazioni dell’evoluzione scientifica e della dialettica politica»14. Pertanto le università devono decentrarsi secondo un modello di «multipolarità correlata» tale da creare situazioni di concentrazione e dispersione allo stesso tempo. In altre parole, l’assetto fisico degli atenei deve configurarsi nel territorio come una ramificazione di poli centrali, intermedi e periferici, strettamente in collegamento tra di loro e con l’ambiente esterno in cui si collocano. Il piano di espansione dell’Università di Urbino parte, dunque, dal presupposto che non tutte le attrezzature debbano essere inserite nel nucleo antico della città, al contrario una parte di esse deve rendersi indipendente dal centro urbano.