Istituti universitari
Giancarlo De Carlo visita Urbino per la prima volta nel 1951, invitato da Carlo Bo rettore dell’Università che l’anno successivo gli affida il recupero dell’antica sede universitaria nel centro storico. Sarà questo il punto di partenza di un lungo rapporto che lega la vita e l’opera di De Carlo alla città marchigiana. La collaborazione prima con l’Ateneo, poi anche con il Comune nonostante periodi di rottura, continuerà fino al 2005, anno della morte dell’architetto.
Gli interventi interessano spesso edifici del passato, alcuni dei quali di notevole importanza storica. Si può affermare con certezza che il concetto decarliano di riuso di uno spazio architettonico nasce con l’esperienza urbinate; d’altra parte proprio in Urbino l’architetto raggiunge alcuni dei più alti risultati. L’operazione di recupero consta di due momenti complementari: lettura e progettazione. Conoscere e progettare vanno di pari passo: un attento studio della storia del luogo permette di definire il limite di tollerabilità alla trasformazione dello spazio su cui si attua l’intervento. Intervento che «restituisce l’equivalente di quanto toglie, perché l’equilibrio si sposti ma non venga infranto».
Il processo conoscitivo non è rivolto solo agli aspetti strutturali, bensì include i significati che l’opera seguita ad avere nel tempo. Esso dunque implica un profondo rapporto con la storia: quella dei grandi architetti - il legame con le opere di Francesco di Giorgio Martini - ma anche con l’altra storia, quella meno colta e legata alle relazioni tra gli esseri umani e i luoghi vissuti, siano essi costruiti o naturali.







